Il Sole 24 Ore, Italia
July 23, 2004
Una Turchia piu’ vicina
Recep Tayyp Erdogan, primo ministro turco, e’ un politico che sa
guardare molto lontano. Il premier di Ankara, un islamico moderato a
capo di un governo monocolore che ha raccolto buoni successi in campo
economico rilanciando la crescita e tagliando l’inflazione, sa che il
futuro del suo Paese passa dall’ingresso nell’Unione europea.
Erdogan sa altrettanto bene che per raggiungere l’obiettivo
occorrera’ avere molta pazienza ed aspettare qualche decennio. Nel
breve periodo, invece, Ankara guarda a una data molto piu’ vicina, il
17 dicembre quando sotto la presidenza olandese la Commissione e il
Consiglio dovranno decidere di aprire, o meno, l’avvio dei negoziati
per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Aprire i negoziati
non vuole dire entrare, ma sarebbe un viatico importante e un
successo diplomatico per Ankara.
Per entrare in Europa Erdogan ha compreso che doveva sedurre Parigi,
il principale oppositore all’ingresso del Paese islamico ai negoziati
europei. Ecco perche’ il premier turco, nella recente tre giorni
parigina, non si e’ risparmiato: ha incontrato tutte le maggiori
cariche del Paese, dall’Eliseo, a Matignon, dai presidenti dei due
rami del Parlamento all’opposizione socialista, al mondo degli
affari. Sono stati contatti per dimostrare i progressi fatti dal
Paese della Mezzaluna sul fronte del rispetto dei diritti umani e
dell’avvicinamento ai criteri posti per l’ingresso nella Ue.
Nella missione in terra di Francia il premier turco ha incassato
all’Eliseo il personale sostegno del presidente della Repubblica,
Jacques Chirac, la simpatia del primo ministro Jean-Pierre Raffarin,
l’assenso dei socialisti di Frantois Hollande (che pongono pero’ la
condizione del riconoscimento del genocidio degli armeni), e la netta
opposizione dell’Ump e dell’Udf, i due partiti del Centro-destra e
dell’opinione pubblica. Cosi’ per vincere le ultime esitazioni
Erdogan ha giocata la carta del business firmando un maxi-contratto
per l’acquisto di 36 Airbus dal consorzio franco-tedesco. Un
biglietto da 2 miliardi di euro che possono valere un’opzione
sull’ingresso in Europa.