La Padania, Italia
26 Ottobre 2004
Nel 1987 anche il parlamento europeo ha riconosciuto lo sterminio
Il primo Stato cattolico: una “colpa” pagata con un milione e mezzo
di morti
La presenza degli armeni sul loro territorio risale a più di 2500 anni
fa. Fino all’inizio del ventesimo secolo essi hanno abitato una vasta
area che, estendendosi ben oltre i confini dell’attuale Repubblica
armena ex sovietica, ingloba il lembo nord-occidentale dell’Iran,
la parte orientale della Turchia, le regioni occidentali dell’
Azerbaigian ed una parte nel sud della Georgia.
All’inizio del 4° secolo l’Armenia si convertì al Cristianesimo
divenendo così la prima nazione a proclamare la fede cattolica come
religione di Stato. La dominazione straniera più lunga e nefasta per
l’Armenia è stata quella dei turchi che vi penetrarono per la prima
volta circa nove secoli fa e pian piano la soggiogarono instaurando
un regime di pulizia etnica ante litteram, con soprusi, vessazioni,
conversioni forzate all’islam e ricorrenti massacri.
Verso la fine del diciannovesimo secolo le persecuzioni contro gli
armeni da parte dei turchi aumentarono in intensità ed in ferocia,
raggiungendo il loro culmine sotto il regno del sultano Abdul Hamid
II, responsabile di stermini di massa nel corso dei quali, dal 1895
al 1897, furono trucidati 300.000 armeni.
Sul finire del 19 secolo, iniziò a svilupparsi presso i Turchi il
movimento dei Giovani Turchi, che si impadronì del potere nel 1908
con l’obiettivo di realizzare la Grande Turchia. Gli armeni, situati
fra i turchi dell’Anatolia e quelli del Caucaso, costituivano un’
isola non-turca e cristiana: fu quindi deciso di sterminarli.
Già un anno dopo aver conquistato il potere i Giovani Turchi
dimostrarono i loro intendimenti con il massacro di Adana, in
Cilicia, nel corso del quale furono uccisi più di trentamila armeni.
L’occasione per pianificare lo sterminio si presentò con lo scoppio
della Prima Guerra Mondiale.
Inizialmente furono chiamati alle armi tutti gli armeni validi che,
dopo esser stati separati dai loro reparti, vennero uccisi. Furono
quindi arrestati ed in seguito uccisi tutti gli intellettuali,
i sacerdoti, i dirigenti politici. Nelle città e nei villaggi
abitati da Armeni rimasero solo donne, vecchi e bambini. Per loro
venne decretata la deportazione. Le carovane dei deportati venivano
sistematicamente decimate dalla cosiddetta “Teskilate maksuse”
(Organizzazione Speciale) il cui compito era lo sterminio. I mezzi
usati per compiere questo massacro furono di inaudita ferocia e sadico
accanimento. Chi riusciva a sfuggire verso il deserto periva di fame e
sete. In tutto morirono circa 1.500.000 di persone: la quasi totalità
degli armeni di Turchia. Furono risparmiati solo quelli residenti a
Istanbul e Smirne, perché troppo vicini a sedi diplomatiche straniere.
Il 24 aprile è la data in cui vengono commemorate le vittime
del genocidio armeno in varie parti del mondo. Nel 1985 la
“Sottocommissione per la lotta contro le misure discriminatorie e per
la protezione delle minoranze” della Commissione dei Diritti dell’Uomo
dell’ Onu ha riconosciuto, fra gli altri, anche il genocidio armeno.
Il Parlamento Europeo, nella seduta del 18 giugno 1987, riconoscendo
il genocidio armeno e condannando l’atteggiamento della Turchia,
ha invitato gli stati membri della Comunità Europea a dedicare un
giorno alla memoria dell’olocausto degli armeni.
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