La Stampa, Italia
01/19/2005
UNA STATUA IN VATICANO San Gregorio simbolo d’Armenia
Tosatti Marco
Marco Tosatti LO sguardo di Papa Wojtyla nell’inverno del suo
pontificato e’ sempre piu’ rivolto a Oriente, verso le “”chiese
sorelle””, in uno sforzo supremo di ricerca dell’unita’. Dopo il
“”regalo”” dell’Icona di Kazan al Patriarcato di Mosca, dopo il dono
delle reliquie dei santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Crisostomo al
Patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli, oggi si compie in
Vaticano un altro gesto di grande significato, questa volta nei
confronti della chiesa armena, e piu’ in generale, del popolo armeno.
In una nicchia della basilica di San Pietro verra’ collocata una
statua gigantesca – e’ alta piu’ di cinque metri e mezzo – di san
Gregorio Illuminatore (Lusavoritch, in armeno), la prima statua di un
santo “”orientale”” ospitata nel cuore della cattolicita’. Poco
importa che “”questo”” san Gregorio non sia un totale sconosciuto per
la tradizione italiana: non e’ altri che il “”san Gregorio armeno””
venerato in tutta l’Italia meridionale, da Nardo’ fino a Napoli, dove
la strada a lui dedicata e’ un appuntamento irrinunciabile, sotto
Natale, per gli amanti dei presepi.
E’ un omaggio dalle molte sfaccettature, quello che il Papa rivolge
oggi a san Gregorio Illuminatore, benedicendo la statua posta nella
nicchia del Cortilone. Intanto, la cerimonia sigilla la conclusione
delle celebrazioni del grande giubileo indetto per festeggiare i 1700
anni della conversione del popolo armeno alla fede cristiana. Per
l’occasione, nel 2001, il Vaticano, in collaborazione con il
Patriarcato Armeno Cattolico, lancio’ un concorso internazionale per
il progetto di questa statua. Vinse il concorso uno scultore armeno
di origine libanese, Khatchik Kazandjian, che parti’ per Carrara per
scegliere il marmo statuario, quello stesso utilizzato da
Michelangelo per scolpire “”la Pieta'””. I lavori sono durati quasi
due anni e il costo e’ stato di quasi 250.000 Euro.
In secondo luogo c’e’ la mano tesa a una chiesa, quella apostolica
armena, che da un punto di vista teologico e’ vicinissima a Roma; in
realta’ si puo’ dire che piu’ che per ogni altra “”confessione
sorella”” a oriente di Venezia i motivi di divisione, o di non
comunione, attingono alla storia, piu’ che alla dottrina. Alla
cerimonia di oggi, e alla messa all’altare della Cattedra, in San
Pietro, Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX Catholicos Patriarca di
Cilicia degli Armeni e l’Arciprete della basilica di San Pietro, il
cardinale Francesco Marchisano hanno invitato i due Catholicos della
Chiesa armena apostolica, di Etchmiadzin (Armenia), e di Antelias
(Libano), e il capo della chiesa armena evangelica. Ma, soprattutto,
in un momento in cui le popolazioni cristiane in Oriente sono vittima
di discriminazioni e aggressioni di ogni tipo, l’omaggio a San
Gregorio armeno e’ anche, per il Papa, l’omaggio a un popolo martire
come pochi altri per la sua fede.