SwissInfo, Svizzera
Martedì 29 marzo 2005
Svizzera-Turchia: missione delicata
La ministra degli esteri elvetica, Micheline Calmy-Rey, rende visita
alla Turchia. Il viaggio era in programma già tempo fa, ma Ankara lo
aveva fatto cancellare.
Nell’autunno del 2003, la Turchia aveva revocato l’invito alla
ministra elvetica, dopo che un parlamento cantonale aveva
riconosciuto il genocidio degli armeni.
La consigliera federale Micheline Calmy-Rey sarà in visita ufficiale
in Turchia da martedì 29 a giovedì 31 marzo. Ad Ankara, la
responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE)
sarà accolta dal vicepremier e ministro degli affari esteri Abdullah
Gül. Il programma prevede anche una visita di cortesia ad Ahmet
Necdet Sezer, presidente della Repubblica turca.
Colloqui di lavoro
L’ultima visita ufficiale di lavoro tra la Svizzera e la Turchia a
livello di ministri degli affari esteri si è svolta nel 2001. I
colloqui ufficiali con Gül saranno incentrati sulle relazioni
bilaterali tra la Svizzera e la Turchia.
Stando al consigliere diplomatico di Micheline Calmy-Rey, Roberto
Balzaretti, all’ordine del giorno ci sono argomenti quali i diritti
umani, le minoranze, le relazioni economiche.
Mercoledì, la consigliera federale sarà a Dyarbakir, una cittadina
curda situata nel sudest della Turchia. Sono previsti incontri con i
rappresentanti delle amministrazioni locali e con diverse
organizzazioni non governative. Giovedì, infine, Micheline Calmy-Rey
pronuncerà un discorso presso la Camera di commercio elvetica a
Istanbul.
Il difficile confronto sul genocidio
Non si sa ancora se durante la visita in Turchia, la ministra degli
esteri elvetica affronterà il tema del massacro degli armeni avvenuto
nel 1915. Il consigliere diplomatico di Micheline Calmy-Rey ritiene
che sarà difficile evitare di parlare di un argomento come questo,
che ha creato tensione tra i due paesi. Un precedente viaggio della
consigliera federale nel 2003 era stato annullato a causa del
riconoscimento da parte del parlamento del canton Vaud del genocidio
armeno da parte dell’Impero Ottomano.
La liberale Françoise Saudan, membro della commissione di politica
estera del Consiglio degli stati, invita ad essere prudenti quando si
affronta questo tema con i Turchi. A suo avviso, il genocidio rimarrà
un problema latente fintanto che la Turchia non farà luce sul suo
passato, un po’ come ha fatto la Svizzera riguardo ai fondi ebraici
in giacenza. Ad ogni modo, la Saudan si dice a disagio quando la
Svizzera vuole impartire lezioni all’estero.
Per il momento, la Turchia non accetta che si parli di genocidio per
i fatti avvenuti tra il 1915 e il 1918. Per questo era calato il gelo
sulle relazioni diplomatiche tra i due paesi, quando in Svizzera si
era cominciato a chiedere da più parti (parlamento del canton Vaud,
Consiglio nazionale, parlamento della città di Ginevra) di
riconoscere ufficialmente il «genocidio» degli armeni invece di
parlare solo di «massacri».
La visita di questi giorni dovrebbe aiutare a superare il momento di
crisi. Un primo passo era già stato fatto ad inizio 2004, quando in
occasione del Forum economico mondiale di Davos, l’allora presidente
della Confederazione Joseph Deiss era riuscito a far incontrare
Micheline Calmy-Rey con il primo ministro turco Erdogan.
swissinfo e agenzie