Eccidio armeni: 90 anni fa l’inizio della tragedia
SDA – Servizio di base in Italiano
April 22, 2005
IEREVAN, 22 apr — Novant’anni fa, nel 1915, cominciavano nell’impero
ottomano i massacri e le deportazioni della popolazione armena, che
in tre anni avrebbero provocato 1,3 milioni di vittime, secondo gli
armeni, tra 250.000 e 500.000 secondo le autorita’ turche.
Nella capitale dell’Armenia, Ierevan, e in altri paesi il genocidio
viene commemorato ogni anno il 24 aprile, anniversario dell’arresto di
migliaia di leader della comunita’ sospettati di sentimenti ostili
nei confronti del governo di Costantinopoli, dominato dal partito
ultranazionalista dei Giovani Turchi (Ittihad ve Terraki, Unione
e Progresso).
La repressione in realta’ era cominciata alla fine dell’Ottocento,
quando gli armeni – una minoranza cristiana che guardava all’Occidente
– costituirono comitati rivoluzionari per lottare contro il giogo
ottomano, che durava dal XVI/o secolo. Secondo fonti armene, tra il
1894 e il 1909, l’esercito massacro 200.000 persone. Gli eccidi,
secondo le stesse fonti, furono ordinati prima del sultano Abdul Hamid
II e poi dal governo dei Giovani Turchi, che prese il potere nel 1909.
Indeboliti dalla sconfitta nella guerra dei Balcani, nel febbraio
1914 gli ottomani, su pressione dei paesi occidentali, si impegnarono
ad avviare riforme per tutelare le minoranze etniche e religiose. Ma,
nell’ottobre dello stesso anno, entrarono nella Prima guerra mondiale,
a fianco della Germania e dell’impero austro-ungarico.
Poche settimane dopo gli arresti di massa dei leader armeni, nel
maggio 1915 una legge speciale autorizzo le deportazioni “per motivi
di sicurezza interna” di tutti i “gruppi sospetti”. La popolazione
armena di Anatolia e di Cilicia, additata come “il nemico interno”,
fu deportata verso i deserti della Mesopotamia. Durante l’esodo
forzato molti morirono di stenti e malattie o furono uccisi da
guerrieri curdi al servizio degli ottomani. Altri morirono nei campi
dove furono confinati. Altri riuscirono a fuggire in Occidente.
“Il diritto degli armeni di vivere e lavorare sul territorio della
Turchia e’ completamente abolito”, scrisse nel settembre dello stesso
anno il ministro dell’interno Talaat ai governatori delle province.
L’operazione di ‘pulizia etnica’ aveva un doppio obiettivo: occupare le
terre appartenenti agli armeni, situate tra la Turchia e il Caucaso,
e togliere alla minoranza cristiana qualsiasi illusione su eventuali
riforme. Nel 1920, dopo la dura sconfitta nella prima guerra mondiale,
l’impero ottomano fu smantellato. Nel maggio 1918 era stato istituito
uno stato armeno, inglobato nell’Unione sovietica.
La Turchia non riconosce il termine di “genocidio”, ma ammette che
furono commessi massacri e che molti armeni persero la vita durante le
deportazioni. Secondo Ankara si tratto tuttavia di repressione contro
una popolazione di rivoltosi che collaborava con l’allora nemico
numero uno, la Russia zarista, durante la prima guerra mondiale. Gli
eredi degli ottomani denunciano anche che, tra il 1915 e il 1922,
circa 523.000 turchi furono uccisi da bande armene.
Il genocidio armeno fu riconosciuto, il 29 agosto 1985, dalla
sottocommissione dei diritti umani dell’Onu, poi, il 18 giugno 1987,
dal Parlamento europeo. Il medesimo passo e’ stato fatto nel gennaio
2001 dalla Francia, dove vive la comunita’ armena piu’ numerosa
(350.000 persone), dalla Svizzera (Consiglio nazionale, dicembre
2003), dal Belgio (1998) e dalla Grecia (2003). In Russia, la Duma
ha condannato il genocidio nel 1994. Oggi nel mondo vivono quattro
milioni e mezzo di armeni.
La tragedia armena rimane un motivo di attrito e di polemiche tra
la Turchia e l’Armenia. Nei giorni scorsi Ankara ha suggerito di
istituire una commissione congiunta d’inchiesta per far luce una
volta per tutte sulla vicenda ma Ierevan – appoggiata dall Russia,
sua storica protettrice – ha respinto in modo categorico la proposta.