Testo e foto di Graziella Leporati
Un viaggio in Armenia permette di scoprire monasteri ,chiese e khachkar millenari, di toccare con mano l’angoscia del genocidio degli armeni, di cui il popolo porta ancora le ferite nell’animo, di assaggiare una cucina molto gustosa e sana dove il pane è il re incontrastato, di godere la bellezza mitica del biblico Monte Ararat (attualmente entro i confini della Turchia) simbolo di antica sacralità per il popolo armeno, di ammirare paesaggi affascinanti in cui la tradizione biblica colloca il Giardino dell’Eden, di brindare con il brandy locale che si produce da secoli. Ecco quindi degli ottimi motivi per visitare questo Paese immerso tra i monti a Sud del Caucaso che ha pagato lo scotto degli scontri tra civiltà diverse, naturale ponte tra l’Occidente e l’Oriente, tappa d’obbligo sulla via della seta. La sua è una storia lunga di millenni, durante i quali ha vissuto momenti di gloria alternati a drammatici periodi tormentati.
Dice un proverbio locale: “Non è facile lasciare l’Armenia, non tornarvi più è ancora più difficile”. Perché? Perché il landscape dell’Armenia, primo stato cristiano nel mondo, è punteggiato da chiese e monasteri medioevali che, costruiti interamente in pietra locale, emergono armoniosamente tra natura e paesaggi incantevoli. Sono tutti bellissimi e nessuno è uguale all’altro. I più suggestivi? Difficile stilare una classifica, ma sicuramente fra i top ten ci sono il monastero di Sevanank (IX sec) che con le due due chiese si affaccia sul Lago Sevan che un poeta definisce ”un pezzo di cielo caduto sulle montagne’’. Ma non scherza neanche quello di Saghmosavank (XIII secolo) affacciato su un grande canyon, la gola di Kasagh. Breve stop davanti alla fortezza di Amberd con accanto la chiesina del X secolo con la pianta a croce greca. Nella regione di Ararat, dove nei giorni di sole si può immaginare di scorgere la sagoma dell’Arca di Noè attraccata qui dopo il diluvio universale e adagiata su un fianco della vetta del monte, si visita il monastero di Khor Virap dove si trova la cella sotterranea del Santo Gregorio Illuminatore, imprigionato dal re Tiridate per 13 anni liberatosi poi per consentire l’Armenia al Cristianesimo nel 301. Molto suggestivo anche il monastero di Noravank con le sue due chiese, costruiti in posizione spettacolare sulla cima di un precipizio.
Ma l’Armenia occupa una posizione particolare nella storia dell’arte mondiale per i Khachkar, le croci di pietra originali e irripetibili, che i maestri scalpellini d’un tempo hanno trasformato in un merletto: il cimitero medievale di Noraduz ne contiene circa 800 e ognuna racconta una storia unica. Moltissimi khachkar si possono ammirare anche a Echmiadzin, il luogo più sacro dell’Armenia e sede Patriarcale del Catolikos, la maggiore autorità della Chiesa armena, in pratica il “Vaticano” dell’Armenia.
E proprio qui nella cattedrale costruita nel 303 da San Gregorio l’’Illuminatore, si trova custodita la “lncia sacra” con cui fu ferito Gesù sulla croce, e un frammento dell’Arca di Noè che, alla fine del diluvio, si dice attraccò sul monte Ararat.
Info: www.travelarmenia.am.