"Israele deve unirsi ai Paesi che riconoscono il Genocidio Armeno"

Gariwo, la foresta dei Giusti, Italia
22 giu 2018


Commemorazione alla Collina delle Rondini di Yerevan Reuters

Il voto della Knesset per riconoscere il genocidio armeno è stato di nuovo rinviato in attesa delle elezioni in Turchia del 24 giugno. Questa decisione del Parlamento israeliano ha subito causato vive discussioni. Molto importante  la risposta di Benjamin Abtan, Beate Klarsfeld, il marito Serge e il figlio Arno sul quotidiano Haaretz del 19 giugno 2018

Benjamin Abtan è il Coordinatore del gruppo Elie Wiesel dei Parlamentari Europei e dell'associazione antirazzista europea EGAM, e i Klarsfeld sono cacciatori di nazisti, che hanno dedicato tutta la propria vita a consegnare alla giustizia i "volenterosi carnefici di Hitler". Riveste perciò grande valore il loro intervento per le vittime del Genocidio Armeno.

La loro dichiarazione suona così: "Israele deve finirla di fare giochi politici con il Genocidio Armeno. Dovrebbe ignorare le rumorose e ripetute minacce che la Turchia lancia contro gli Stati che riconoscono il Metz Yeghern. Lo Stato ebraico ha una particolare responsabilità nell'opporsi a chi nega il genocidio".

La decisione della Knesset è stata presa mentre il Parlamento era sotto pressione del governo israeliano, spiegano Abtan e i Klarsfeld. Nonostante il negazionismo ufficiale della Turchia, il Genocidio Armeno è una realtà storica indiscutibile. Una retata contro gli intellettuali armeni il 24 aprile 1915 fu seguita dallo sterminio sistematico e pianificato dallo Stato di 1.5 milioni di persone, uccise perché armene. Tali crimini avvennero sotto la supervisione del Comitato dell'Unione e Progresso, guidato da coloro che di fatto erano al comando dell'Impero Ottomano a quel tempo: Talaat Pacha, Enver Pacha e Djemal Pacha".

"Questo sterminio di massa fu un genocidio. La verità – si legge nell'articolo di Haaretz - è riconosciuta in tutta la sua immediatezza dagli storici di tutto il mondo come pure da coraggiosi attivisti e intellettuali turchi, che commemorano il genocidio da anni, soprattutto a Istanbul".

Gli estensori dell'appello condannano "l'alleanza geopolitica tra la Turchia e Israele," che "è stata un elemento fondamentale che ha trattenuto quest'ultimo dal riconoscere il Genocidio Armeno". "Eppure Israele – continua l'articolo – non dovrebbe preoccuparsi delle minacce diplomatiche contro i Paesi che osano riconoscere il genocidio. Per esempio nonostante le proteste turche, il centenario del genocidio nel 2015 è stato celebrato in molti Paesi, e in seguito le relazioni internazionali sono tornate alla normalità, forse caotica, ma basata su interessi e alleanze ben noti".

"Quindi, per esempio, nonostante la Turchia abbia richiamato gli ambasciatori e minacciato vari Paesi, la Germania ha continuato a lavorare con la Turchia e ha anche guidato l'iniziativa di un accordo tra i Paesi europei e Ankara sui rifugiati", proseguono gli attivisti. E se è vero che alla fine la Turchia non ha mai dato seguito alle sue minacce, è importante anche ricordare che "iI riconoscimento da parte di Israele – affermano – è fondamentale per prevenire atrocità di massa nel futuro". Questo è ancora più vero se si considerano il sionismo e l'accoglienza in Israele di rifugiati ebrei in diversi momenti storici, inclusa la tragedia della Shoah.

"Spesso risulta vano cercare di immaginare come sarebbe andata la storia se le decisioni fossero state diverse, ma non è assurdo pensare che se il riconoscimento internazionale e la denuncia del Genocidio Armeno avessero avuto luogo nei tempi giusti, il genocidio contro gli ebrei, come pure quelli contro i rom, i tutsi del Rwanda e altri, si sarebbero potuti evitare. Per questo Israele ha una particolare responsabilità. Riconoscere il genocidio armeno non cambierà il passato, ma contribuirà a dare un esito diverso al futuro e ad aiutare a proteggere coloro che sono minacciati di sterminio, oggi e domani".