Il Messaggero-Italia
13 dic 2018
Giovedì 13 Dicembre 2018 di Elena Panarella e Rossella Fabiani
Gli armeni usano l’espressione Medz Yeghern per ricordare la tragedia che dovettero subire: un genocidio con un milione di morti. E “La memoria del genocidio armeno del 1915 e la prevenzione dei genocidi” è il titolo del convegno che si è tenuto a Roma, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. Nei saloni di Palazzo Merulana al numero 121 della via omonima, dopo il saluto introduttivo dell’ambasciatrice della Repubblica d’Armenia in Italia, Victoria Bagdassarian, sono seguiti gli interventi di Barbara Randazzo, professoressa di Istituzioni di diritto pubblico all’Università degli Studi di Milano, di Marcello Flores, già professore di Storia comparata e Storia dei diritti umani all’Università di Siena, del gesuita Padre Georges-Henri Ruyssen, professore straordinario presso la Facoltà di Diritto Canonico al Pontificio Istituto Orientale a Roma, di Baykar Sivazliyan, professore di lingua armena all’Università degli Studi di Milano e di Antonia Arslan scrittrice e saggista italiana di origine armena. A fare da moderatore, Maurizio Caprara. Al termine del convegno è eseguito un concerto di musica armena con il magico suono del duduk (la musica per duduk è patrimonio Unesco) il flauto armeno suonato da Aram Ipekdjian, con Maurizio Redegoso Kharitian alla viola e con la soprano Marine Grigoryan.